psicologia-coronavirus

Psicologia: Coronavirus, ancora qui?

marzia-serafinCome forse molti di voi già sanno “Lo Sportello Psicologico di Estetica Rugiada” a cura della Dott.ssa Marzia Serafin è un progetto a cui teniamo moltissimo ed in un periodo di incertezza come quello che stiamo vivendo questo servizio si è dovuto trasformare.

Oggi sulle pagine del nostro blog condividiamo alcune riflessioni importanti e consigli pratici di Marzia, che rimane a vostra disposizione anche in questo momento di emergenza, al di fuori del nostro centro estetico. Buona lettura e se avete dubbi potete sempre contattare noi o lei (tutti i recapiti li trovate nel corso di questo articolo).

Psicologicamente parlando: Buongiorno Coronavirus, ancora qui? In queste settimane abbiamo dovuto fare i conti con una nuova realtà, un contesto isolato, senza i nostri legami e senza le nostre abitudini, siamo entrati in rotta di collisione con una malattia esistente, ma un nemico che non si fa vedere o toccare. Ma pur essendo invisibile riesce a modificare enormemente il nostro stile di vita.

Dal punto di vista relazionale abbiamo perso i nostri ambienti sociali, dalla sede lavorativa al trasporto, dall’aperitivo alle visite dei parenti e degli amici. Inoltre la dimensione del focolare domestico è stata, in un certo senso, inflazionata, “costringendoci” a stare molte ore con i nostri familiari. Siamo abituati, dentro le mura domestiche, a mangiare, dormire e ad assaporare quegli attimi domenicali prima di riemergerci nel tran tran della nostra quotidianità. Ora invece quegli attimi si trasformano in un tempo oggettivo di molti minuti e il tempo della nostra coscienza, per dirla alla Bergson, diviene immane. Dobbiamo parlare, ascoltare e non abbiamo la scusa del lavoro o degli amici da incontrare, restiamo lì e non abbiamo vie di fuga. E per questo che il contatto a distanza diventa quasi l’ancora di salvezza, in fondo basta un’alterazione nella connessione o anche un clic.

Tutte le scorciatoie e le strategie ormai divenute prassi sono state destabilizzate, abbiamo avuto bisogno di nuove informazioni e di nuove tecniche di controllo e monitoraggio sulla nostra vita. Queste conoscenze, però, hanno portato a farsi sommergere dalle informazioni che attivano uno stato di allarme che provoca distorsioni all’analisi della realtà. Errori di schema di pensiero, spiega Beck, che vanno a creare automatismi, fonte di grande sofferenza per le persone. Dunque astrazioni selettive che portano a vedere solo gli aspetti negativi, supportati anche dal senso di catastrofizzazione generale e, come dicono le “leggi di Murphy”, se qualcosa deve andare storto andrà anche peggio. Valutazioni dicotomiche che non lasciano adito a vie di mezzo.

Almeno all’inizio, molti hanno supposto che il “non può succedere a me” calzasse a pennello, abbiamo vissuto con questa presunzione del “Sii forte” fino a ritrovarci immersi in una pandemia. Molte evidenze scientifiche ipotizzano che, in quarantena, gli stimoli che fanno aumentare il livello di stress, i cosiddetti stressor, sono in costante aumento. Tra questi, gli stressor più diffusi sono la situazione stessa di quarantena e il suo prolungarsi, la paura di essersi contagiati e di poter contagiare gli altri, in particolare i familiari, la noia, il senso di impotenza, la frustrazione. Osservare e valutare questa realtà in modo Libero e Protettivo ci permette di cogliere il reale pericolo ma di farlo in modo oggettivo, senza farci guidare, in modo automatico, dalle nostre difese. Grande attivazione quindi al pensiero critico, modalità di riflessione che conduce alla valutazione dei pro e dei contro, a tener conto dei vari punti di vista e farsi guidare anche dalla propria assertività.

Dal punto di vista emotivo questo virus e questo isolamento ci fanno sentire impauriti rispetto a sé e agli altri, bisognosi di rassicurazioni e di informazioni da poter controllare e gestire. Questa condotta è sicuramente adattiva, permettendoci di valutare il reale pericolo da affrontare. Esiste però un altro livello di paura, il panico, che fa alzare la tensione a dismisura e che fa attivare tutta una serie di azioni non funzionali ma che ci danno la sensazione di fare qualcosa, anche se non facciamo nulla di buono per noi e per gli altri. È risaputo, infatti, che il panico non fa che aumentare il pericolo e ridurre la lucidità necessaria per farvi fronte. Il nostro sistema limbico, inoltre, ricorda perfettamente che i sintomi possono essere un rischio e dunque, senza pensarci, cerca di farci allontanare per proteggersi, facendo innescare automatismi e fobie.

Abbiamo imparato da Inside out e da Ekman che tutte le emozioni sono utili per la nostra sopravvivenza e dunque la paura per farci capire che stiamo vivendo un pericolo, la rabbia per il senso di impotenza, la tristezza per i lutti che stiamo vivendo, il disgusto per vedere in quali condizioni ci troviamo, ma non dobbiamo dimenticarci la gioia, quella che proveremo alla fine, ma anche quella che possiamo provare ogni giorno, ogni piccolo traguardo, sia a livello internazionale che personale. Nelle nostre case ci sono bambini che camminano per la prima volta, ci sono adolescenti che riescono comunque a tenersi in contatto con il proprio piccolo grande amore, ci sono cuccioli che scodinzolano perché non sono più da soli, ci sono amici che festeggiano il compleanno in videoconferenza e ci sono tante persone che guariscono e tornano dai propri cari.

Anche i bambini stanno vivendo qualcosa di anomalo, sono alle prese con una scuola molto diversa dalla loro, continuano ad osservare i loro genitori preoccupati, che non lavorano e che si aggirano per casa. È importante dunque chiarire ciò che vedono e percepiscono, parlare con loro, senza trasmettere paura, e rispondendo in modo chiaro a tutte le loro domande, utilizzando delle storie e dei giochi di propria o altrui inventiva.

Per i bambini è importante la continuità che deve essere mantenuta anche per la scuola. I docenti preparano materiale di ripasso e nuovo, utilizzano la didattica on line che è fatta di documenti, immagini, video e audio, lezioni registrate fino ad arrivare alla videolezione propriamente detta. Sono i bambini che vanno a scuola e che possono imparare come si fa la scuola on line, è giusto che i genitori siano presenti e che facciano capire al proprio figlio che non è vacanza ma non devono sostituirsi né al docente né al bambino. Questo permette al genitore di non caricarsi di ulteriore peso e al docente di essere presente, nel proprio ruolo, anche se a distanza, anche se differita.

Gli adolescenti stanno comprendendo l’importanza degli ambienti in cui vivono: dalla casa alla scuola, dallo sport al locale di divertimento e al cinema. I loro bisogni di autonomia e di identificazione con il gruppo dei pari non possono essere soddisfatti vivendo nell’edificio scolastico, uscendo e andando per locali con gli amici, emerge quindi la necessità di individuare nuovi sbocchi di Libertà, questo potrebbe essere la grande sfida per i ragazzi di oggi: in questi mesi cercare di acquisire nuove risorse, nuove competenze, nuove strategie e dunque riuscire a crescere, nonostante il coronavirus.

In Veneto diecimila psicologi si prendono cura del benessere psicologico di 5 milioni di cittadini, e molti sono già attivi in merito. In generale, l’uso di forme di consultazione online si sta diffondendo molto, e sembrano particolarmente adeguate a situazioni di questo tipo; al contempo, il professionista deve valutare sempre con attenzione la loro applicabilità, perché non sono adatte a tutti i casi o problemi. In queste settimane mi sono lasciata guidare dai criteri suggeriti dall’Ordine degli Psicologi:

  1. La prestazione è erogabile tramite strumenti a distanza? Ho a disposizione un contatto Skype (marzia serafin).
  2. La prestazione non è erogabile tramite strumenti a distanza, ma è differibile? Ho concordato con alcuni pazienti di risentirci in seguito, mantenendo comunque un monitoraggio.
  3. La prestazione non è erogabile a distanza, ed è clinicamente necessaria e urgente? Al momento preferisco fare degli invii.

Vi lascio i riferimenti per la regione Veneto: https://www.giornatapsicologiastudiaperti.it/

Il numero verde 800334343 del servizio “inOltre” della Regione Veneto è operativo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, per aiutare i cittadini a gestire situazioni di ansia, stress, abbattimento, tristezza e solitudine. Un punto di ascolto psicologico online viene offerto anche dall’Università di Padova. Occorre scrivere una mail a emergenza.psicologionline.dpss@unipd.it in cui descrivete in poche parole la vostra richiesta e i vostri bisogni lasciando il numero di telefono e contatto Skype per essere ricontattati. In corso di attivazione anche una linea telefonica dedicata.

Sitografia utilizzata dalla Dott.ssa Serafin