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ESISTE UNA RICETTA PER SENTIRSI OK?

ESISTE UNA RICETTA PER SENTIRSI OK?

Articolo a cura della Dott.ssa Marzia Serafin psicologa e psicoterapeuta
Credo sia difficile avere tra le mani quel foglio con ingredienti dosati e procedure raffinate ma, forse, è possibile trovare in ognuno di noi risorse e modi di sentire, pensare e fare che ci predispongano ad uno stile di vita OK, senza Giochi che rallentano la strada di un Copione da vincitore (Berne, 2000). Certamente sono innumerevoli le circostanze e gli stimoli che ci causano emozioni negative e malessere psicologico, spesso inoltre un evento di sofferenza e tensione tende a irradiare la propria forza Critica su tutta la nostra esistenza. Un segnale di benessere psicologico è proprio quello di avere una buona autostima,  significa, in altre parole, essere in grado di dare a se stessi un complesso di valutazioni e sentimenti positivi riguardanti molti aspetti della nostra persona, a prescindere dalla presenza  o meno di elementi negativi. Spesso vuol dire confrontare il nostro sé percepito con l’insieme delle aspettative, abilità, caratteristiche personali che ognuno di noi desidererebbe avere (Pope, McHale e Craighead, 1992), questo buona autostima dunque risulta essere composta dalla consapevolezza dei nostri punti di forza ma anche dalla possibilità di lavorare sulle aree di debolezza, senza ipercriticarsi, svalutarsi o cadere nelle trappole cognitive (“non ce la farò mai”, “sono un disastro su tutto”). L’autostima è un concetto multidimensionale e si riferisce al nostro “giudizio” in più aree: familiare, professionale, scolastico, relazionale, socioeconomico, emozionale, corporeo, valoriale, ambientale. Nel contesto familiare, ad esempio, possono essere presenti difficoltà relazionali con il proprio compagno e/o con i propri figli: la nostra lettura della realtà, in questo caso, si può focalizzare sull’insuccesso globale del proprio ruolo di moglie o marito oppure si può contestualizzare il conflitto intergenerazionale  come evento complesso e cambiamento tipico dell’adolescenza. Quest’ultima modalità non ci toglie la valenza negativa e faticosa da sostenere ma ci prepara il terreno per poter utilizzare le competenze e le strategie più efficaci. L’autostima quindi viene influenzata dallo stile attributivo, in altre parole quel processo cognitivo attraverso il quale si cerca di identificare la causa dei fatti che si verificano nell’ambiente (Pope et al., 1992). Ad esempio a scuola il mio compito è stato valutato con un otto perché sono bravo (stile interno) oppure perché era facile o sono stato fortunato (stile esterno).
È possibile fare il dolce dell’autostima senza avere gli ingredienti? Raggiungere una buona autostima e una buona fiducia in sé sono tappe essenziali dello sviluppo del bambino, tuttavia nell’adulto alcuni elementi possono  risultare carenti e dunque per realizzare questo dolce è necessario aggiungere o sostituire qualche ingrediente (Anderson, Redman e Rogers, 2005). Quali sono degli interventi utili per potenziare o sviluppare l’autostima? Si tratta di lavorare sulle competenze cognitive (risolvere problemi in modo strategico, sapersi dare delle buone istruzioni, autocontrollarsi, riflettere sulla situazione), sociali (considerare buoni esempi, saper comunicare), emotive (Carezze, comprensione e accettazione) e comportamentali (prendersi cura del proprio “biglietto da visita”).

Berne, E. (2000). A che gioco giochiamo. Ed. Tascabili Bompiani, Milano
Pope, A., McHale, S. e  Craighead, E. (1992). Migliorare l’Autostima.  Erikson, Trento
Anderson, E., Redman, G. e Rogers, C. (2005). Come sviluppare l’autostima del bambino. Red Edizioni, Milano