images

L’importanza di conoscere “Ipno, il padre di Morfeo”

Articolo a cura della Psicologa e Psicoterapeuta Marzia Serafin

Più di 25 anni della nostra vita vengono trascorsi dormendo , in parte anche in compagnia di Morfeo , la divinità greca del sogno . Per alcuni questo periodo rappresenta il momento migliore della propria giornata, per altri resta una perdita di tempo, o in altri casi ancora risulta essere aggregato di frustrazioni e ansia . Il sonno, propriamente detto, è uno stato comportamentale caratterizzato da quiescenza ( riposo, non veglia) , reversibilità  bassa reattività agli stimoli, l’individuo che dorme ha una postura stereotipata ed occhi chiusi. Fa riferimento ai ritmi circadiani (24 ore) dell’essere umano ed ha una importanza notevole nella vita dell’uomo. Non è semplicemente la controparte passiva della veglia ma è invece il prodotto di specifici sistemi neuronali attivati a livello della formazione reticolare e dell’ipotalamo. I diversi stadi del sonno si distinguono sulla base delle caratteristiche del tracciato EEG (elettroencefalogramma), EOG (elettro-oculogramma) ed EMG (elettromiogramma) che si registrano in quel periodo (Morin e Espie, 2004). Durante la fase di addormentamento l’individuo perde il controllo volontario sulla attività mentale e sull’orientamento spaziotemporale, possono essere presenti allucinazioni ipnagogiche, durante la fase di sonno lento (o NREM o sincronizzato), organizzata in quattro stadi, l’attività mentale è data da forme di pensiero astratto ed in quella di sonno REM (o sonno paradosso) vi sono movimenti oculari rapidi, inibizione dei movimenti muscolari  e vi può essere attività onirica. È stato dimostrato infatti che il sonno REM e i sogni non sono la stessa cosa (Solms, 2000), a volte le persone hanno esperienze oniriche quando non sono in sonno REM.
Il sonno è influenzato da fattori di natura biologica, psicologica e sociale. Il ciclo luce-buio, la temperatura corporea, l’età, la presenza di patologie mediche (endocrine, cardiovascolari, neurologiche, polmonari), l’assunzione di farmaci, stress, stili di vita, elementi ambientali determinano una certa quantità e qualità di sonno (Morin e Espie, 2004). Gli studi attuali (Ovadia, 2015) cercano di contestualizzare le componenti genetiche, culturali ed epigenetiche (causa biologica ma influenzata da stili di vita): i ritmi delle società agricole non esistono più, i cicli di sonno di anziani, adolescenti e neonati non si adattano certamente ai ritmi della produttività e della partecipazione sociale.
Perché dormiamo? Molte le ipotesi: le teorie adattive sottolineano la funzione di protezione dell’organismo nei periodi di inattività, la teoria del recupero sottolinea che il sonno porti vantaggi per la memoria e per l’apprendimento (Castro, 2014), la teoria del “downscaling sinaptico” di Tononi (Castro, 2014) spiega che il sonno favorisca la flessibilità del cervello indebolendo le connessioni neurali, soprattutto quelle superflue.
Dunque è fondamentale valorizzare il sonno come elemento significativo del proprio benessere psicofisico e dare importanza al messaggio di Ipno, la divinità del sonno, e di suo figlio Morfeo, il modellatore del sogno, per sensibilizzare bambini, ragazzi, adulti e anziani alla cultura del buon sonno. Per finire alcune raccomandazioni per dormire bene, suggerite dalle linee guida ufficiali:

Bibliografia e sitografia
Castro, J. (2014). Perché dormire fa bene. Mente e cervello, n.112. Le Scienze, Roma
Morin, C.M. e Espie, C.A. (2004). Insonnia. McGrawHill, Milano
Ovadia, D. (2015). Come cambia il sonno. Mente e cervello, n.128. Le Scienze, Roma
Solms, M. (2000). Dreaming and REM sleep are controlled by different brain mechanisms. Behavioral and Brain Sciences, 23, 843-850. www.informasonno.it